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Claudio Baglioni. Qui Dio Non C'è. Zeneszám

nebbiosi formicai di case
puzzo bruciato di citta
qui Dio non c'e
fango di vie foruncolose
Cristi e Marie senza pieta
bavose anime sperdute
brillocca umanita di bar
qui Dio non c'e
notte di braccia siringate
strade di disperato crack
pagine di libro
da voltare co meccanico dolore
senza aver capito tutto
senza rammentare
ore a pancia sotto
e un treno elettrico girava
e quando deragliava
ci soffrivo un po'
voci stonate di viados
luci bugiarde di reclame
qui Dio non c'e
facce piovose di murales
raschi di lama sotto il tram
ho vissuto giorni opachi
come gli ubriachi usano
i lampioni per sorreggersi
non per illuminarsi
fine delle trasmissioni
e andavo a letto
e un panno umido sul petto
di tristezza in me
il mondo e cosi
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo e lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
e volevo solo un segno
ma il cielo e come un vecchio pazzo
con un violino aspide
qui Dio non c'e
pagare di continuo il prezzo
sentirsi sempre un ospite
a rubare il fuoco
ci si bruciano le vite
ma un po' d'aria per campare
si respira anche dalle ferite
piano entravo nella stanza
con il grano ad asciugare
e rotolavo dentro
a testa in giu
il mondo e cosi
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo e lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
che dormi nelle montagne
nelle piante respiro
che sogno con gli animali
e con l'uomo si desto
e se non mi fosse andato mai
di bere
avrei imparato a farlo
e allora Dio bevi con me
insieme a me