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Riccardo Cocciante. Il Mare Dei Papaveri. La Canzone Dell'infinito. Zeneszám

:
Ogni tanto mi smarrisco un poco, per fuggire allora gioco
mi ritrovo ad esser libero nell?aria
dissolto eppure ancora io cerco, puro, senza scoria
un segnale l?inizio della storia
cerco un senso fondo e infinito
che mi sembra li nascosto dietro a un dito
quell? amore sparso ovunque che non so
mai raccogliere in un pugno, quel che ho

E quel che ho, siete voi
che temo di non amar come vorrei, e che so che io potrei

Ogni tanto, spesso prendo fuoco
nel soffitto faccio un buco
e mi innalzo come fumo su nel cielo
disperso eppure ancora io
mi vergogno e controvento la mia rabbia spengo
e rido in un momento
alzo gli occhi verso l?infinito poi gli abbasso
a volte un po? ferito
sento amore sparso ovunque che non so
mai raccogliere in un pugno, quel che ho

E quel che ho, siete voi
che temo di non amar come vorrei, e che so che io potrei

Ogni tanto, forse troppo spesso io mi sento sotto un sasso
e vorrei salir magari in un pallone
salir piu in alto di un gabbiano e su, ancora piu lontano
per vedere se tocchero la mano
cerco una risposta, anche un saluto, so che puo bastare uno strarnuto
qualcuno che mi dica dove andrai
insieme, ancora insieme tu gli avrai.

(Grazie ad angelo per questo testo)
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