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Ivan Graziani. Pasqua. Zeneszám

Mi accorgo adesso che e gia Pasqua sara che piove dentro ai raggi del sole e forse che ho mangiato troppo e non voglio piu cioccolata. E mentre si ride forte il resto della gente si abbuffa e arriva il conto che quasi fu una truffa e usciamo fuori dalla trattoria mentre un pazzo sta parlando alle mosche nella mia anima c?e un cane enorme che sbadiglia e muove piano la coda lasciatemi solo, voi non mi chiedete non so dove andro ma questa Pasqua non la scordero. Che faro, che faro alle tre del pomeriggio e poi, e poi e Pasqua che faro, che faro alle tre del pomeriggio e poi... E attraversato tutto il ponte a piedi mentre il pazzo mi corre vicino mi urla forte che ero anch?io un artista che per la fame poi, ha perso la vista. "Cinquemila lire, sussurra ti faccio andare con mia sorella non e un gran che e vero ma ho soltanto quella" E poi mi tira forte per la giacca urlando "Questa terra e tutta da bruciare" Urla e si aggrappa forte ad un lampione e poi mi chiede se ho da fumare. Ma vattene scemo, vai e vai ad impiccarti dove vuoi che me ne torno per i fatti miei. Che faro, che faro alle sei del pomeriggio e poi e poi e ancora giorno che faro, che faro alle sei del pomeriggio e poi... E son tornato sotto casa tua anche se non e piu come allora e il tempo e stato un giustiziere per i miei e per i tuoi anni. Ma si scoglie con il sole la neve io non ricordo piu le tue parole tornassi indietro almeno proverei le tue collane di girasole quanto amore, quanto, quanto amore una sigaretta illuminava le tue labbra poi fra le mie tu giocavi col fumo. Ma non mi dire no stasera almeno tu non mi dire no che questa Pasqua non la scordero che questa Pasqua non la scordero.